CARATTERISTICHE  FONDAMENTALI DELLA CODA E DEL FINALE

Nelle code è stato commesso lo stesso errore fatto a suo tempo con le canne, è prevalsa la scelta di quelle che avvantaggiavano la distanza (quindi molto rigide) credendo fossero le migliori, queste  non sono  ideali per pescare.
Consentono una corretta presentazione,  ma non assecondando le correnti, non aiutano a combattere il dragaggio.
Nella realtà per “pescare” più la coda è morbida  meglio è, si perderà qualcosa in distanza, e nello shooting  ma è una cosa irrisoria rispetto all’enorme vantaggio che se ne ricava.
La differenza in pesca tra le due è notevolissima, in pratica con la morbida si riescono ad eseguire con  facilità e controllo, tutti quei lanci definiti da “pesca”, ondulati, curvi, rallentati, ribaltati, mending, ecc. ecc. E’ molto più facile da lavorare sia in aria che in acqua, per fare ciò con estrema facilità deve essere tenuta sempre ben ingrassata in modo che si liberi subito dalla tensione superficiale.
E’ più difficile lanciarla, non perdona nulla, una coda del quattro morbidissima richiede la stessa attenzione nel lancio di una due, i tempi di spinta devono essere perfetti, e su linee assolutamente rette.
Il lanciatore esperto non dovrebbe cedere più di tanto alla lusinga della distanza, se è veramente tale avrà superato questa fase, una volta che si arriva al tutto coda basta e avanza, dovrebbe invece curare e perfezionare tutti  quei lanci  particolari che servono per presentare bene una mosca.
Purtroppo non tutti lo fanno, molti continuano a mandare avanti e in dietro una coda  rigida come un fil di ferro e gioiscono solo quando riescono a guadagnare un metro nella distanza ( Peccato).
Per il finale vale la stessa regola, il tratto di potenza si è sempre detto che deve essere rigido, non è vero, meglio morbido per i motivi precedentemente esposti, ben raccordato come dimensione con la coda (l’equilibrio tra coda e finale deve essere perfetto) , nel lancio non si deve ne vedere ne sentire nessuna rottura, tra i due elementi  la proiezione deve essere impeccabile e armoniosa.
Per certe presentazioni è necessario usare un tip decisamente rigido, per favorire una statica particolarmente efficace dell’artificiale (mosca secca).
Tutti i nodi che lo compongono sono importantissimi, ma il punto più debole e vulnerabile è l’ultimo, fare molta attenzione quando lo eseguite, se non si stringe in modo uniforme, ma impunta, disfatelo e riprovate fino a che non verrà bene, io lo bagno con la saliva cercando di non stringerlo troppo.
Per la lunghezza c’è una sola regola, usare  il più lungo che riuscite a stendere .
Ci sono finali che devono spingere una mosca (mosca secca) , e finali che devono essere trascinati (sommersa e ninfa).
La prima non ha un peso proprio, anzi oppone una certa resistenza viaggiando in aria, deve essere spinta dal finale sul bersaglio, qui è necessario avere un tratto di potenza abbastanza consistente,  una corretta rastremazione e un lungo tip per combattere più possibile il dragaggio.
Le seconde (sommersa e ninfa) molto spesso piombate, non hanno bisogno che il finale le accompagni , sono loro che lo trascinano sul bersaglio, il tratto di potenza deve essere il più corto possibile, il tip più lungo possibile adeguato all’ambiente in cui si opera.
Lanciare le più pesanti è molto problematico per via degli sbandamenti e contraccolpi che queste creano in un normale finale, tuttavia sono giunto alla realizzazione di un accessorio che ho chiamato (freno di coda), che consente di lanciare normalmente due ninfe molto piombate a notevolissima distanza come se fossero secche, senza sbandamenti e con una precisione assoluta.
Definirei questo accessorio  ECCEZIONALE, perchè risolve un problema  annoso portando la pesca con ninfe piombate in un'altra dimensione impensabile fino ad ora, per non parlare poi dei risultati veramente notevoli .
Un’ altro errore commesso fino ad ora è quello legato alla scelta dei finali, esistono quelli standard sia a nodi che in trafilato conico, in linea di massima possono andare, ma io non ho mai sentito nessun esperto, o presunto tale, indicare che ogni individuo deve trovare il suo finale adeguato alla  capacita di lancio e al suo stile, non esiste una ricetta che vada bene per tutti.
E che questo evolve insieme ai livelli che mano a mono si raggiungono, per poi stabilizzarsi quando il lanciatore diventa esperto su certe misure a lui confacenti, che saranno assolutamente soggettive, è difficilissimo che due P.A.M. usino le stesse formule.
Io sono un fissato, lungo un qualsiasi percorso di pesca lo adeguo in continuazione alle situazioni si presentano, più corto se il corso si restringe e serve più precisione,come si allarga, lo allungo arrivando anche a delle misure assurde in ambienti ampissimi.
Per chiarire il concetto esposto precedentemente,  quando si inizia a lanciare e la manovra è ancora incerta ci vuole un finale non troppo lungo, con un tratto di potenza notevole, per agevolarne la distensione, la rastremazione cortissima, il tip corto es.

  • cm.150/0.45
  • cm.20/0.40
  • cm.20/0.30
  • cm.20/0.20
  • cm60/0.16
  • tot.m.2,70.

Come il lancio migliora anche di poco questo va subito allungato, e cosi anche ad ogni successivo miglioramento fino ad arrivare anche a diversi metri, questo vale per la mosca secca e la ninfa leggera.
Districarsi in questa materia per che inizia è veramente un problema, consiglio in questo caso di chiedere aiuto ad una persona veramente esperta che, valutando il vostro lancio, potrà indicarvi i più adatti.     
Non ho mai sentito da un esperto, o presunto tale, sottolineare L’IMPORTANZA che questo accessorio ha nel sistema, lo collocherei senza ombra di dubbio al primo posto, a lui è demandato il successo di ogni presentazione che effettuiamo, il lancio anche se importantissimo lo collocherei al secondo posto (un buon finale può compensare molte volte un lancio venuto male, mai viceversa).
Tutto ciò che abbiamo detto finora non vale nulla se questo non si stende PERFETTAMENTE, una molla al suo posto, e la cosa più deleteria che io conosca per presentare bene una mosca.
L’errore più comune è quello di non tenerlo in perfetto ordine, molti montano un tip e lo usano per tutta la giornata, dopo poco tempo e innumerevoli lanci questo si sarà indebolito e accorciato ad ogni cambio di artificiale.
L’usura maggiore avviene nel nodo sulla mosca, acciaio e nylon non riescono ad andare d’accordo all’infinito, per questo è bene rifarlo spesso.
Anche il nodo tra tip e finale si indebolisce,meno del precedente, e va controllato con una certa frequenza.
Un finale non tenuto in perfetto ordine prima o poi vi fregherà proprio sulla ferrata, sono mesi che aspettate quella grossa, vogliamo perderla proprio per un piccolo nodo fatto male?.

 
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