INFANZIA
Nasco nel 1952 in una piccola frazione di Osimo chiamata “Fornace Morando” dal nome di mio nonno, proprietario di un’industria di Laterizi, intorno alla quale si formò un piccolo agglomerato di case, a cento metri da essa scorre il fiume Musone.
Fin dalla più tenera età, i miei giochi preferiti si svolgevano in riva a questo, ci sguazzavo, mi tuffavo, ma soprattutto pescavo con ogni mezzo, anche con le sole mani, per la mia famiglia era un rito nella bella stagione andarci.
In quel periodo si usava portarci le lenzuola da sbiancare tessute in casa, si stendevano sulla bianca ghiaia al sole e si bagnavano spesso, c’èra sempre qualche donna o ragazza della frazione che ci andava, e noi bambini con loro, tutte le occasioni erano buone per andare al fiume.
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Dopo la mia prima pescata... rigorosamente con le mani. |
In questa zona si usava pescare a frusta con il grillo o la cavalletta, iniziai anch’io in questo modo a circa 6 - 7 anni, catturando subito qualche cavedano .
A quell’età passavo le vacanze estive a Monte Fortino in provincia di Ascoli Piceno a casa di una zia, che mi aveva fatto da balia fin dalla nascita, per me era una seconda mamma.
Andavamo molto spesso al santuario della Madonna dell’Ambro, ne cui pressi scorre l’omonimo torrente.
Sotto l’occhio attento di zia, e dei frati del convento provetti pescatori, immergevo grilli e cavallette nelle varie correnti catturando sempre qualche trota.
C’era una cosa che però odiavo, quella di cercare grilli e cavallette, se ne trovavano sempre meno e per Procurarsi le esche di una pescata andavano via ore e ore.
In commercio c’erano varie imitazioni di insetti, in prevalenza di plastica o gomma, a me non piacevano molto, ne trovai comunque una di ape fatta in ciniglia e penna che mi soddisfaceva, iniziai con questa a frustare con discreto risultato.
Nel 1963 frequentavo la prima media, comperai la prima rivista di pesca “Gazzetta di pesca” che posseggo ancora, dove si parlava di mosche artificiali, code di topo, canne di refendù, Milward’s e Hardy.
Restai molto affascinato da questo articolo, non restava che procurarsi il tutto.
Feci un elenco molto dettagliato di ciò che mi sarebbe piaciuto avere esagerando, e lo diedi a mio padre, che mi accontentava sempre.
Dopo pochi giorni avevo tutto: canna, True Temper(fatta negli u.s.a.) in fibra di vetro di 8 piedi grigia metallizzata (ce l’ho ancora), mulinello Mitchel,l coda del 6 Cortland 333, qualche finale e tante mosche.
Poco dopo questa attrezzatura mi sembrò troppo pesante, e la coda troppo grossa, tormentai mio padre di nuovo chiedendo una canna che lanciasse una coda sottile, non passò un mese che arrivò una seconda canna con relativo mulinello sempre in fibra di vetro fatta in modo artigianale che lanciava la coda del tre, sulla quale era scritto “Forni Bologna”, seppi molti anni dopo che era un negozio famoso.
Ero assetato di sapere perciò compravo tutte le riviste e i libri che parlavano di pesca con la mosca.
A 12 anni avevo già una canna di 8 piedi coda 6 per i fiumi grandi e una 8 piedi coda 3 per i torrenti.
Cominciai e portai a termine i primi tentativi per costruirne una in fibra di vetro, il risultato fu una sei piedi e sei con un notevole zoom di punta, non venne male, la usai diversi anni, altre ne feci per gli amici.
Ora non restava che allenarsi, il lancio mi venne talmente spontaneo che già nell’anno stesso effettuavo la doppia trazione e finivo le code in distanza.
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Giacca blu, pantaloni grigi, camicia azzurra e .... stivali a coscia. In partenza per la pesca. Non sembra, ma ho solo 15 anni. |
La canna che lanciava la 6 aveva una notevole potenza, anche se in fibra di vetro sparava la coda che era una meraviglia per quei tempi, tutto questo anche grazie al mio fisico, ero alto 182 e pesavo come oggi 75 kg.
Fino ai 14 anni ho pescato soprattutto nell’Esino, nel Musone e nell’Ambro a mosca secca e sommersa, prendendo bellissime trote, in queste zone a mosca non pescava ancora nessuno.
1966, 14 anni, primo ciclomotore, iniziai a frequentare i torrenti da trote nel raggio di 100km.
Amavo ed amo moltissimo farmi le mosche, raggiunsi subito una notevole capacità, curioso e grande osservatore imparai subito a conoscere tutte quelle forme di vita che entrano nel menù della trota, aiutato anche da varie letture e dalle autopsie che eseguivo quasi sempre.
Nella zona era difficile trovare tutto quello che serviva a un pescatore con la mosca, appresi su Pescare che a Milano c’era un negozio specializzato, molto fornito.
Risparmiai per un anno e partii per fare grandi acquisti (strano ma vero, io fin da giovanissimo ho sempre goduto della massima libertà, ed autonomia), mi sembra ieri, in treno da solo verso Milano, l’età era quella che era, ma il coraggio non mancava di certo.
Rimasi deluso del negozio che era molto piccolo, ma mi ricredetti subito.
Comperai 2 canne Pezon et Michel in reffendù, il mod. PPP Featherweight di piedi 6.3 e una PPP Parabolic Ruayal di 7 piedi e 10 più 2 mulinelli di Hardy il Featherweight coda 4 e un Marquis coda 5, relative code, giubbino, stivaloni, ami, colli di gallo e materiale da costruzione vario.
Spesi un’enormità per quei tempi, il titolare del negozio si meravigliò di questo ragazzotto così deciso e fornito di soldi.
Posseggo ancora queste canne e mulinelli, qualche volta, raramente li uso ancora.
Ambro Ascolipiceno (1965) |
Esino (1967) |
Esino (1968) |
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