L’ASSO NELLA MANICA DEI MIGLIORI P.A.M.
TUTTE LE VARIANTI TECNICHE *
Le mie 2 sporche dozzine, per tutte le tecniche | Più di seicento ninfe micidiali |
MOSCA SECCA IN CACCIA
Queste mosche devono evocare tutto, ma non imitare niente di specifico, le caratteristiche che le differenzia dalle altre sono, la visibilità e galleggiabilità sempre ottima, il corpo per aumentarne la visibilità agli occhi del pesce dovrebbe in ogni caso rimane sommerso, molto importante la parvenza di vita che si ottiene con dei materiali morbidi e mobili, una piuma di pernice aiuta ulteriormente il movimento, scarterei a priori tutti i sintetici, è ammesso solo il polipropilene per abbozzare delle ali o mescolato a del pelo animale , si impiega su acque da ondulate a turbolente, mai troppo profonde, massimo un metro.
Per questa variante consiglierei una sette e mezzo – otto e mezzo, con coda tre quattro, con progressione spostata verso la punta, il più leggera possibile i lanci da effettuare sono moltissimi, attrezzi senza queste caratteristiche ci stancherebbero subito.
MOSCA SECCA IN SCHIUSA
Qui dobbiamo rispettare assolutamente la taglia e la siluette dei naturali in schiusa, in queste imitazioni vige la regola del massimo volume con la minor quantità di materiale possibile, devono essere diafane e leggere, evidenziare sempre l’addome dal torace, le code non troppo lunghe poche e aperte, i materiali migliori sono quelli naturali, la galleggiabilità in generale deve essere precaria, solo le ali o l’abbozzo di esse deve sempre rimanere in superficie.
Le hackles di sostegno meno sono meglio è, acque piatte e ondulate è il loro regno, ma vanno bene ovunque ci sia schiusa.
In questo caso la canna ideale va dagli otto piedi ai nove, con azione progressiva spostata verso l’impugnatura o centrale, che lancino code tre – quattro, la delicatezza di posa in questo caso è essenziale.
NINFA SEMISOMMERSA IN SCHIUSA
Se nel momento in cui il pesce rompe la tensione superficiale si vede la pinna dorsale e la coda che subito dopo disegna una esse, le trote sono appostate subito sotto la superficie e stanno prendendo le ninfe che risalgono dal fondo per schiudere, in questo particolare momento solo questa imitazione molto imitativa presentata al pesce cinque dieci centimetri sotto la superficie può catturare (siamo in presenza di una delle situazioni più difficili).
Nelle misure più piccole, per aiutarla a rompere la tensione superficiale, si può in fase di montaggio rigirare sul gambo dell’amo un filo di rame sottile, non vedendola il più delle volte, cogliere l’attimo della ferrata è complicato, il sistema giusto è quello di guardare gli ultimi cinque centimetri del finale e ferrare nell’attimo che affonda di colpo.
L’attrezzatura adatta e la stessa della mosca secca in schiusa.
SOMMERSE EMERGENTI IN CACCIA , A RISALIRE O DISCENDERE
I classici modelli di spider impiegati in tandem di due o tre, secondo i regolamenti, leggerissimi e poco voluminosi, devono restare a pochi centimetri dalla superficie, è il modo più semplice in assoluto di pescare con la mosca, ma forse il più efficace, il suo regno è il torrente e le acque ondulate in generale, la ferrata non è mai problematica, una trazione sulla coda o una bollata ci segnalerà il momento giusto, a discendere sentiremo la toccata, molto spesso il pesce si aggancerà da solo.
Otto e mezzo – nove piedi dall’azione progressiva centrale, che lancino code del quattro cinque, sono le migliori, in questa variante.
SOMMERSE MEZZ’ACQUA IN CACCIA, A RISALIRE O DISCENDERE
Vale quanto detto per le sommerse emergenti, con la differenza che queste sono leggermente piombate, quindi transitano a una profondità maggiore, per la ferrata bisogna osservare la fine della coda quando va in trazione o scarta lateralmente, è il momento giusto, a discendere il pesce si aggancerà da solo.
L’attrezzatura è la stessa delle sommerse emergenti in caccia, la coda più giusta da impiegare in questo caso è la cinque.
SOMMERSE PESANTI IN CACCIA, A RISALIRE O DISCENDERE
E’ il sistema che ci permette di giungere a delle profondità incredibili, questo treno di imitazioni piombate, è formato da una ninfa in testa e una o due sommerse classiche, si impiegano su acque alte vorticose e non del tutto limpide (in quest’ultimo caso i colori scuri catturano di più), sia del torrente che del grande fiume.
E’ il classico sistema per l’apertura con livelli alti, imitazioni su ami del sei, otto e dieci sono le misure ottimali impiegate sempre a scalare con la più pesante in testa, le trote più grosse cadranno spesso in questo inganno, nell’uso e necessario sempre tenerle in leggiera tensione per animarle e percepire le abboccate nell’immediato sottovetta, altrimenti osservare le eventuali trazioni nell’ultimo metro di coda, a discendere confermare sempre la tocca con una ferrata, gli ami a filo grosso penetrano male.
Per questa variante ci vuole potenza,una progressione spostava verso l’impugnatura di nove piedi, nove e mezzo per code cinque – sei, ci permetteranno di lanciare agevolmente artificiali di un certo peso.
Una stupenda trota del Sordo(Pg) catturata con la tecnica della ninfa a vista negli anni 70 |
NINFA A VISTA A RISALIRE
Soprattutto per i momenti più difficili, per le trote più smaliziate è l’unico sistema che permette qualche cattura decente nelle zone no kill, dove i pesci vengono più volte punti, si impiega in tutte le situazioni che consentono di vedere il pesce, il colore e la taglia sono molto importanti, come la parvenza di vita che qui deve esprimersi ai massimi livelli.
Lo stesso artificiale va costruito con pesi diversi per usarlo a varie profondità, nel lanciarlo a monte bisogna sempre calcolare, in base al grado di affondamento, quanto percorso serve per raggiungere la profondità necessaria, e centrare al primo lancio la linea di corrente che la accompagnerà sul bersaglio.
Percepire l’abboccata è ancora più difficile perché intuitiva, effettuato il lancio a monte per portare il nostro artificiale davanti o lateralmente alla nostra preda, nell’attimo che la vediamo scartare nella direzione, dove reputiamo si trovi la nostra imitazione, ferrare al successivo accenno di ritorno in posizione.
Alcuni pescatori molto esperti, costruiscono delle ninfe decisamente imitative con dei materiali naturali dalle caratteristiche molto particolari, queste in linea di massima non vengono mai risputate, i pesci molto probabilmente le scambia per insetti veri.
Un rifiuto immediato da parte del pesce, può avvenire solo nel caso che vi sia un dragaggio della coda e del finale subito dopo l’abboccata che mette in eccessiva trazione l’imitazione, in questo caso il pesce avvertendo un movimento innaturale dell’esca rilascia immediatamente.
Queste “sono l’asso nella manica di pochi eletti”, abbinate ad una tecnica impeccabile consentono delle catture altrimenti impossibili.
Canne di nove – undici piedi, con una progressione centrale che lancino code due – tre – quattro, sono quanto di meglio si possa desiderare per la più spettacolare e difficile delle tecniche, finali lunghissimi, e code di color avorio ci aiuteranno nel non farci scorgere, quando in molti casi queste volteggeranno sopra la nostra preda.
NINFA IN CACCIA, A RISALIRE O DISCENDERE
Con questo sistema si sondano le profondità maggiori o i tratti più turbolenti, è sempre piombata, lanciarla non e mai semplice, le acque alte leggermente velate sono ideali per il suo impiego, è sempre di taglia generosa, può arrivare anche ad un amo del sei, gli esemplari di trote più grossi si lasciano ingannare spesso da simili imitazioni, proprio perché pesanti vanno sempre lavorate per conferire loro il massimo della vitalità, l’abboccata è sempre segnalata da uno strattone sulla coda, o da uno spostamento laterale, a discendere confermare sempre la tocca con una ferrata, gli ami a filo grosso penetrano male.
Indipendentemente dal peso delle ninfe che andremo a lanciare, l’attrezzatura è la stessa delle sommerse pesanti.
STREAMER
Nel centro sud d’Italia è a torto poco impiegato, effettivamente non ci sono fiumi ideali per questa esca, ma usata a discendere anche in piccoli corsi fa catturare le trote migliori, soprattutto quando si conosce la loro postazione.
Va lanciato sempre in diagonale a discendere, accompagnato sul bersaglio con piccole trattenute e successivi rilasci, giunto in zona iniziare un lento recupero con molte soste, cercando di animarlo il più possibile, il pesce arriverà su di esso come una furia, non piombiamolo mai, per mandarlo sotto usiamo una coda affondante e un finale cortissimo anche di un solo metro, la ferrata non sarà mai un problema.
Nove piedi potente per code sei – sette, con progressione spostata verso l’impugnatura,è l’ideale per le nostre acque.
CZEC NYMPH
Tecnica nata per le gare, secondo me solo qui si esprime al meglio, va benissimo solo su trote di fresca semina che si lasciano avvicinare con facilita.
Sul selvatico, in condizione normali non consente la cattura di esemplari interessanti, molto difficili da avvicinare con acque chiare, qualcosa di buono si può ottenere solo con acque opalescenti che consentono di pescare a distanza ravvicinata.
Esprimo una mia opinione a riguardo: In questa tecnica si pesca nell’immediato sottovetta con il solo finale fuori dalla canna, il lancio non viene mai effettuato, per questo motivo un “ vero “ pescatore con la mosca non dovrebbe neanche prenderla in considerazione.
Si deve però dare atto, che gli artificiali creati per questa tecnica impiegati in altre varianti sono decisamente validi, e catturanti.
Io li impiego fin dal 1970 (allora li chiamavamo gammarus) per catturare le trote del Tirino (risorgiva Abruzzese) e non solo.
Questi artificiali piombati e dalla forma molto idrodinamica, usati con lunghissimi finali sottili (anche lo 012) ci consentiranno di raggiungere delle profondità incredibili.
Sono passati 35 anni ma la stessa tecnica con lo stesso artificiale di allora sono sempre vincenti |