FLY  TYER A 360°

Chi inizia a costruirsi gli artificiali di norma attraversa tre fasi  più o meno lunghe, la prima è quella dell’apprendimento di tutte o quasi le tecniche di montaggio,  iniziando dalle imitazioni di base più semplici che consentono di imparare a destreggiarsi  in questa materia, permettendo l’acquisizione di una buona manualità.
Tutte le costruzioni di questo periodo sono di quelle mosche che hanno  fatto la nostra storia, semplici, essenziali e senza inutili preziosismi,  dall’efficacia supercollaudata.
La durata di questa fase non è uguale per tutti, dipende dalla volontà e dalla capacità dell’individuo di andare oltre, sono moltissimi quelli che si fermano in questa .
La seconda è quella della creatività, l’euforia del momento ci porterà a montare tutto ciò che ci viene in mente, cercando forse la mosca perfetta, quella che catturerà sempre in ogni condizione(che non esiste).
Si utilizzeranno tutti i materiali conosciuti, facendone grande incetta (io in quel periodo ho comperato cosi tanti colli di gallo da essere sufficienti per più di tre generazioni di pescatori).

Tutte le mosche, secche, ninfe, sommerse, ecc. devono soddisfare soprattutto gli occhi di chi le esegue, è impensabile ciò che può venir fuori dato che si sperimenteranno tutti i tipi di montaggio, e se ne inventeranno degli altri, poi di fatto molte di queste non verranno mai utilizzate in pesca.
Molti , si fermeranno per sempre in questo periodo, grazie alla propria creatività e manualità, diventeranno dei veri e propri maghi della costruzione, peccato che tutto ciò serva solo ad allettare l’occhio del pescatore, e non quello del pesce.   
E’ raro, ma può succedere di creare con l’aiuto dell’intelligenza e della logica delle innovazioni anche di grande rilievo ( a me è successo ), ma non ci si renderà conto di questo fino a che non si passerà alla fase successiva.
Posso garantire che queste esperienze non sono affatto tempo sprecato, la sperimentazione fatta ci ha permesso di conoscere la materia nella sua completezza più assoluta.

Si accumuleranno cosi tante imitazioni che non si saprà più dove sistemarle, le scatole numerose traboccheranno e non si saprà più dove metterle, e anche i giubbini con più tasche non risolverenno il problema.
Nel frattempo ci siamo resi conto che poi nell’arco della stagione di pesca ( salvo casi particolari ), le mosche che usiamo non sono poi un’enormità,  nel momento che si avrà piena coscienza di ciò, si smetterà di costruire per i nostri occhi, il raziocinio inizia a farsi strada, portandoci alla terza fase.  
Non si costruirà più per impulso, lo si farà solo dopo aver ponderato bene sia la siluette che ogni componente che costituirà la futura imitazione.
Anche nelle scatole inizieranno a prendere posto solo quelle mosche( logiche, ed utili ), che l’esperienza di diversi anni di pesca ci ha avrà fatto selezionare.
Le nostre imitazioni torneranno ad essere essenziali, ed impressionistiche( ma molto più sofisticate, ed efficaci),praticamente si chiude il percorso con un grande cerchio che ci riporterà all’essenzialità.
Giunti a questo punto si potrebbe pensare di essere arrivati, ma non è così, a questo mondo non si finisce mai di imparare.

 

Chi ha chiuso questo cerchio (io l’ho fatto più di trent’anni fa),  e vuole andare ancora oltre, non può che iniziare a farsi delle domande.
La stessa imitazione, ninfa, secca,sommersa, ecc. costruita con la stessa siluette, ma con materiali diversi, in pesca ha sempre la stessa resa?
Ci sono dei materiali che impiegati in un certo tipo di artificiale lo fanno catturare di più?
Perchè certe imitazioni sono diventate mitiche per la loro efficacia, nonostante la  semplicità?
Per rispondere a queste domande ci sono voluti molti anni e assidue sperimentazioni ,  il responso finale è strabiliante.
Ci sono dei materiali che impiegati in certe imitazioni catturano di più, e non solo, si possono costruire delle ninfe cosi vicine al naturale che i pesci non risputeranno mai.
A questo punto devo farvi conoscere un MITO che ha fatto la storia della pesca con gli artificiali in Italia.
Non so quanti di voi conosce, o sa che cosa è una ninfa costruita in cocchetto  (chiamata dall’ideatore “fulmine”), o ha mai sentito il nome di Dante Zavattoni.
Quest’uomo è stato il più grande pescatore di temoli a camolera del Ticino, siamo nei mitici anni settanta, allora questa camola o ninfa la conoscevano tutti, ma quelle di Dante e di pochi suoi amici, avevano una marcia in più, merito di un ingrediente usato nel momento in cui il cocchetto veniva rigirato sul filo di montaggio per compattarlo meglio, e successivamente all’amo, cosi da conferirgli quella mitica trasparenza.  
Questo artificiale è stato l’artefice della quasi estinzione dei temoli sul Ticino, barbi, trote ecc. non li risputavano mai, scambiandoli senza ombra di dubbio per veri insetti.
L’efficacia di queste camole superava alla grande una scodinzolante ninfa vera.
Questo modo di costruire artificiali, scoperto da Dante casualmente, si può estendere al montaggio di sommerse e ninfe,  ottenendo cosi degli artificiali micidiali (che io stesso mi sento di definire antisportivi).

Onestamente cerco di non usarli spesso, ma quando il caso è disperato e il pesce preso di mira è decisamente enorme,  mi concedo una deroga, ( dopotutto la pesca è fatta di piccoli e grandi segreti, e questo  fa parte del gioco).

 

Vi chiederete come sia riuscito a sapere queste cose! : I miei pellegrinaggi sui fiumi di tutt’Italia per anni e anni, non solo mi hanno permesso di trovare dei luoghi meravigliosi, ma anche di contattare tantissimi altri pescatori.
Io ho sempre pescato con la mosca e le sue varianti, ma non ho mai disdegnato il dialogo con tutti gli altri  che usavano tecniche diverse dalla mia, anzi lo andavo proprio cercando, si può sempre imparare da tutti, ed usando le giuste leve si possono avere moltissime informazioni  , soprattutto dai vecchi e” veri “ pescatori.
Questi, oramai rari, possono sempre insegnarti qualcosa , il perche è molto semplice: “ hanno passato una vita lungo i nostri fiumi e ne conoscono ogni più piccolo segreto”.
Io non mi sento affatto un vecchio pescatore, anche se mio nipote dice che lo sono.
Se  vi verrà voglia di farmi delle DOMANDE, fate pure, ma se volete diventare, o rimanere miei amici, non chiedetemi mai come Dante costruiva le sue” fulmine.”



 
Per offrirti una migliore esperienza questo sito utilizza i cookie, anche di terze parti. Per saperne di più e per modificare le tue preferenze consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie. OK