MATURITA’

Il ventiquattro di marzo del 2002, compio cinquanta anni , sono un uomo di mezza età ormai maturo, tranquillo e posato, ci sono però quattro cose che sono rimaste immutate in tutti questi anni, la voglia di migliorare sempre, la curiosità, la ricerca di nuove avventure e l’emozione di vedere un pesce in caccia,  sempre come se fosse la prima volta.
Quando sono io a mettermi in caccia, divento un freddo calcolatore, in certi casi, quando una trota è veramente grossa, e la vedo arrivare sull’artificiale, conto fino a tre e ferro al quattro, non siamo in molti a riuscirci, questo momento richiede un controllo assoluto, moltissime grandi trote vengono perse proprio per questo.
Quando una trota oltrepassa la lunghezza dei quaranta centimetri, le ossa che formano la parte esterna della bocca diventano durissime, quasi impenetrabili, difficilmente gli ami riescono a farci presa.
Se posticipiamo la ferrata non facciamo che cercare la parte interna della bocca molto più morbida, qui la presa sarà sicura garantendoci quasi sempre il successo.   
State tranquilli, se la mosca è concepita in un certo modo non verrà mai risputata subito, In giro di grosse ce ne sono molte di più di quel che si creda, il difficile è arrivargli a tiro senza farsi udire o vedere, anche loro hanno delle strategie valide più delle nostre, dettate dall’istinto .

Maschio sterile outoctono di 60cm (primavera 2003)

I più non sanno muoversi lungo i corsi, ogni luogo necessita di un ben preciso comportamento, come norma generale può valere la regola della massima integrazione con l’ambiente, un  abbigliamento  più mimetico possibile premia sempre, camminando non si deve assolutamente muovere il fondo di ghiaia, risalendo cercare sempre il percorso più silenzioso e nascosto, sempre bassi rispetto al piano dell’acqua, meno lanci si effettuano meglio è, sono proprio questi ultimi che molto spesso mettono in allarme le più belle.
Nelle spianate bisogna muoversi  lentissimamente, per non formare quelle onde molto deleterie , o ridurle quanto più possibile.
Diciamo che una trota degna di questo nome non si prende mai a caso, è necessario avvistarla sempre per primo, intuirne la posizione, o conoscerne la  tana.
Trovata la posizione più logica, non abbiamo molte possibilità, bisogna agire con calma e ponderazione, i lanci a disposizione non sono molti, mai ravvicinati. Tra l’uno e l’altro potrebbero passare anche diversi minuti, dipende dal comportamento della trota, se ninfa o bolla tranquillamente dopo il primo vuol dire che non è stata disturbata da questo, a breve diciamo un minuto, se ne può effettuare un altro,  se si immobilizza smettendo

di alimentarsi bisogna avere pazienza e attendere fino a quando ricomincerà.  Comportarsi diversamente comprometterebbe irrimediabilmente la nostra azione.
Sono in molti invece che arrivati sulla riva facendo un gran baccano, iniziano a lanciare in tutte le direzioni, senza nessun senso, poi vanno dicendo in giro tutti convinti che non ci sono più trote.
Per quanto mi riguarda, io sono molto contento che ci siano, e si comportino in questo modo, hanno due meriti, primo non prendono mai trote decenti  lasciandole a me, secondo vanno spargendo la voce che non ci sono più pesci grossi, e se è vero che la pubblicità è l’anima del commercio, anche questo va a mio vantaggio.

Maschio fertile outoctono di 55cm (estate 2005)

Non so se sarete d’accordo, ma già dal duemila si incominciava a notare un miglioramento generalizzato della qualità delle acque, secondo me anche la pescosità  ha iniziato ad aumentare, non ovunque ma nelle regioni più attente si, i depuratori oramai  sono attivi in tutti i comuni, anche i pescatori sono più maturi, la maggioranza si comporta correttamente  limitando al minimo il prelievo, non si riempiono più i cestini come si faceva una volta per poi vuotarlo nella spazzatura.
Ormai è risaputo che dal”capitale” fiume, si possono prelevare solo gli INTERESSI, il difficile è calcolarli.
A grandi linee si può effettuare in questo modo.
“Piccolo torrente appenninico o alpino dove le trote stentano ad arrivare ai trenta centimetri, gli interessi sono quelle superiori ai venticinque”.
“Grande torrente alpino o appenninico dove le trote raggiungono senza problemi i cinquanta centimetri, gli interessi sono quelle superiori ai quaranta”.
“Grandi fiumi , se scendono dalle alpi e ci sono marmorate che raggiungono facilmente il metro, gli interessi non possono mai essere più corti dei sessanta centimetri, meglio se sessantacinque”.
“Negli altri grandi fiumi dove ci sono solo fario, che raggiungono con facilità più dei cinquantacinque centimetri, gli interessi sono quelle superiori ai quarantacinque” .Penso che togliere dai corsi trote più piccole di quelle indicate sopra sarebbe auto castrazione, questo vale per tutti i sistemi.

Ci avviciniamo al 2008. Oramai sono tarato per sempre. Mi sono reso conto che quando pesco mi diverto solo se sono in un posto sperduto e selvaggio, le trote sono rigorosamente autoctone e grosse, e nel raggio di dieci chilometri non c’è nessuno.
Certo che con queste pretese bisogna accontentarsi, già prenderne  una  ogni dieci uscite è un successo.
Non parto mai con l’idea di catturare, quel giorno o voglia di stare in quel posto e ci vado, il mio obbiettivo è quello di godendomi  l’ambiente, la solitudine, o la compagnia di un caro amico.
Sei li, hai una canna da pesca in mano, che cos’altro puoi fare, provi a mettere in atto le strategie del giorno.
Sempre sicuro  di quel che fai, cerchi di catturare un pesce, conoscendo il posto anche da più di trent’anni, sai sempre con anticipo come butterà la giornata, ma questo non modificherà mai il mio comportamento, pescherò dal primo all’ultimo minuto con lo stesso impegno e attenzione.

In questo torrentre sperduto tra boschi infiniti, c'è ancora oggi la possibilita che una trota possa morire di vecchiaia

L’esperienza insegna che la cattura importante può arrivare anche all’ultimo lancio, come più volte mi è capitato.
Non c’è niente di più deleterio che voler catturare a tutti i costi, questo crea agitazione, nemica da sempre del buon fare, la calma assoluta e l’osservazione attenta  premia sempre in ogni caso.
2009, questo è decisamente un anno super fortunato, innumerevoli sono le catture importanti, ma la ciliegina sulla torta arriva il giorno della chiusura.

Avevo voglia di star solo, gli amici mi telefonarono e mentendo dissi loro che non sarei andato.
Da tempo un luogo mi frullava in testa, erano anni che non ci andavo, non ero mai riuscito a tirarci fuori niente di buono, avevo però la certezza della presenza di esemplari veramente notevoli.
Partii prestissimo, alle nove ero li, presi in considerazione vari tratti, essendo la zona a popolazione mista le trote non stanno ovunque, cercavo di capire quale poteva essere il migliore, la scelta andava fatta con molta ponderazione.
Mi decisi, montai una mia fedelissima di nove piedi coda quattro, non sapevo ancora che tecnica avrei usato, scesi al fiume che saranno state le undici, livelli un poco più alti della media stagionale, acqua limpidissima, alveo decisamente ampio, in certi punti anche più di cinquanta metri, niente schiusa, nessuna bollata, qualche cavedano anche bello dove l’acqua rallenta.
Misi la bobina con la coda del cinque con asola, avrei pescato sommerso, con mosche del sei su amo grub, finale del venti, la prima una ninfa decisamente piombata, la seconda uno spider classico.
Per lanciarle ci vuole un finale speciale, che ne annulla completamente il rimbalzo, e non fa perdere mai il contatto con loro, con questo  si riesce a proiettare una ninfa super piombata come se fosse una secca, anche a notevolissima distanza.
Iniziai a sondare i laterali delle correnti più impetuose con molta calma, nel frattempo qualche effimera compariva sulla superficie, arrivai in un punto dove l’alveo curva verso destra formando una buca di media profondità, corrente allegra al centro, più lenta sui laterali, riva sinistra profonda, riva destra degradante, molta vegetazione ombreggiava il luogo, erano le tredici.
Primo lancio a sinistra dove c’è più fondo, a metà della passata vedo una grossa sagoma che si avvicina alla superficie, prende qualcosa, ebbi un’esitazione, pensai di montare una secca ma non lo feci, convinto che avrebbe comunque preso la sommersa.
Secondo lancio, la coda si tese ferrai e ce la trovai, una furia, mi accorsi subito che non sarebbe stato uno scherzo mi portò via quasi tutta la coda nella prima fuga, la tenni e guadagnai qualcosa, si diresse verso valle in un tratto dove ci sono molte grandi pietre che emergono, il filo teso raschiava pericolosamente su queste, più volte mi trovai senza canna in mano, la curvatura era arrivata diverse volte fino all’impugnatura, tutto giocava a mio sfavore, il filo si ruppe sicuramente aiutato dalle rocce.
Sedetti per allentare la tensione e ritrovare la calma, mi consolai pensando che comunque ci avrei  sempre potuto  riprovare, non era la prima volta che mi succedeva e non sarebbe stata sicuramente l’ultima.

Un bagno fuori stagione.

Oltrepassai la curva e relativa corrente d’ingresso, subito sopra c’è un'altra buca piatta, lunga una trentina di metri e larga una decina, piena di enormi cavedani che passeggiavano tranquilli, proprio nel punto in qui la corrente rallenta vedo una sagoma ferma, effettuava leggeri spostamenti a destra e sinistra molto probabilmente per intercettare ninfe emergenti (ore tredici e quarantacinque).
Non ci volle molto per capire che era una trota enorme, mi trovavo molto basso rispetto al pelo dell’acqua perché una precedente corrente aveva scavato un solco nella ghiaia ora asciutto, mi trovavo sulla sponda destra.
Dopo la precedente rottura avevo cambiato bobina, mettendo una coda tre per la secca con un finale in trafilato conico allungato fino a sette metri e cinquanta, tip del sedici super.
La trota sostava al centro, in acqua piatta, a due dita dalla superficie, potevo offrirgli una ninfa di Ecdionurus, che era l’insetto del momento,  ma considerai che anche se leggerissimo sarebbe comunque arrivata rumorosamente, non potevo rischiare, il buon Dio mi aveva concesso un’altra opportunità e le circostanze richiedevano un lancio non lontano dal muso della trota per via delle correnti contrastanti.
Optai per una emergente sempre di Ecdionurus su amo grub del dieci, sarebbe arrivata in acqua molto più leggera, con la ninfa avrei sempre potuto riprovarci, il lancio non poteva che essere un rovescio rallentato curvo, la mosca si appoggiò delicatamente quaranta centimetri a monte perpendicolare al pesce, forse dieci di troppo.


Trota autoctona di 70cm.

La corrente inizio a condurla in zona abboccata, negli ultimi dieci pattinò leggermente sulla destra oltrepassando il muso, solo quando si girò con una lentezza impressionante mi resi conto di quanto era lunga, la prese, contai fino a tre e ferrai al quattro.
Questa volta tutto giocava a mio favore, non c’èrano pietre affioranti, il posto era ampio, le rive basse, dovevo solo impedirgli di guadagnare la tana che sicuramente era in testa alla buca dove si vedevano grandi massi sul fondo.
In un primo momento cercai di tenerla al centro, non forzandola più di tanto per non provocare una sua violenta reazione, dovevo farla spinnare il più possibile per stancarla, la manovra riuscì e quando parti verso la tana l’assecondai ma non troppo, mi sfilò nella sua prima fuga più di una quindicina di metri di coda, riuscii a stopparla ad un metro dai massi.
Tornò verso di me, la tenni di nuovo al centro usando la tecnica che avevo precedentemente usato, cercò di nuovo di allontanarsi e mi sfilo meno coda della precedente sfuriata, nei successivi tentativi  perdeva sempre più terreno, assaporai la vittoria, ma per esperienza sapevo che fino a quando non era nel guadino la cosa era incerta.

Non so quanto tempo era passato dalla ferrata, potevo solo ipotizzarlo, forse venti, venticinque minuti, quando la guadinai dovetti prenderla nel verso della lunghezza partendo dalla testa.
Il metro si fermò a settantatre centimetri, il peso era di quatto chili esatti, un maschio sterile certamente  da più anni.
IL MIO RECORD ATTUALE.
Smisi di pescare che erano le quattordici e trenta non aveva più senso continuare, mentre tornavo alla macchina pensavo a quella che mi aveva rotto, forse ci risaremmo incontrati l’anno prossimo, io me lo auguravo di tutto cuore.
Gli amici perdonarono questa scappatella, ma non del tutto.
Dopo averli informati di questa cattura, ottenni come punizione per non averli portati con me la visita di un giornalista che mi fece il terzo grado, pubblicando il fatto sulla rivista on line del comune di Osimo, violando la mia proverbiale riservatezza.
Arriviamo a Gennaio 2010, è da tanto che non rinnovo l’attrezzatura, decido di farlo cambiando completamente tutte le canne eccetto le preferite, quasi tutti i mulinelli, le code e l’abituale fornitore.
Per l’apertura di quest’anno ho rinnovato anche tutte le mosche, credetemi non è stato uno scherzo,la mia dotazione di base, tra secche, sommerse, ninfe, streamer,  non le ho mai contate ma penso che siano più di mille, poi ci sono a rotazione le imitazioni stagionali e anche quelle non sono poche.
La mia velocità al morsetto è proverbiale tra i miei amici, nell’arco di un paio di mesi ho portato a termine questa impresa, aggiungendo anche molti prototipi da provare.
Costruire per me è come passeggiare, ogni imitazione è un passo, non costa fatica farne tanti.
Non vi racconterò delle catture di quest’anno, ve le farò vedere, si commenteranno da sole.
Il mio percorso  nel mondo della mosca lungo oramai cinquant’anni, mi ha fatto acquisire una notevolissima esperienza, asserisco questo con estrema umiltà, benché mi si sono presentate tante opportunità ho sempre preferito non mettermi in mostra, sono pochi quelli che in tutti questi anni mi hanno conosciuto.
Tutto il mio tempo e stato dedicato alla pratica, che è la chiave per risolvere qualsiasi problema.
LA PRATICA SI VEDE E SI PUO’ TOCCARE, LA TEORIA NO.
Purtroppo, e per fortuna, sono giunto oramai a sessanta anni, nel bagaglio della mie esperienze non c’è più posto, la maturità oramai piena mi dice che è giunta l’ora di iniziare a donarle, sprecarle sarebbe un vero peccato, le ho guadagnate con dedizione, curiosità, ricerca, voglia di riuscire, tenacia e amore, ma soprattutto con l’immensa passione che in crescendo mi ha sempre animato in tutti questi anni, e lo farà “speriamo”ancora per molto.
Le metterò  a disposizione di tutti quelli che vorranno, In cambio chiederò solo che L’ETICA E LA SPORTIVITA’,  SIANO SEMPRE AI MASSIMI LIVELLI, PERCHE “L’ARTE DELLA MOSCA” POSSA  RIMANERE TALE.

Le migliori del 2010

Trota autoctona di 67cm, 13/8/2010
Trota autoctona di 62cm, 20/8/2010


 
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